Non ho fatto altro che sognare. Questo, e questo soltanto, è sempre stato il senso della mia vita. […] Non ho mai voluto essere altro che un sognatore. Non ho mai concesso attenzione a coloro che mi parlavano della vita. Sono appartenuto solo a ciò che non esiste dove io esisto e a ciò che non ho mai potuto essere. Ogni cosa che non è mia, anche la più vile, mi ha sempre parlato con poesia. Non ho mai amato altro che cosa nessuna. Non ho mai desiderato altro se non ciò che non riuscivo neppure a immaginare. Non ho mai chiesto altro alla vita se non che mi passasse accanto senza che io la sentissi. Dall’amore ho preteso soltanto che non cessasse mai di essere un sogno lontano. […] La mania di creare un mondo falso mi accompagnerà ancora, e mi abbandonerà soltanto alla mia morte.

Fernando Pessoa, Il libro dell’Inquietudine

Lo rileggo ciclicamente, a pezzi, rileggo le frasi che negli anni ho sottolineato. Sono ancora tutte vere.

Del Portogallo ricordo perfettamente i colori, il sole, i contrasti e le ombre, l’inquietudine e la malinconia. La sensazione di appartenere a una solitudine luminosa e affascinante.

Se volete andare in Portogallo, leggete prima Pessoa e capirete di cosa parlo.

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