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Titolo Le intolleranze elementari
Autore Venditto Serena
Prezzo  € 12,00
Anno 2012
Pagine 144 p.
Formato cartaceo, brossura
Editore Homo Scrivens

INCIPIT

Da bambina, Beatrice aveva escogitato un sistema pressoché infallibile per addormentarsi. Si stendeva sul letto sul fianco sinistro, allungava le braccia in avanti, quasi a tocccare il muro, chiudeva gli occhi e immaginava di essere un ramo secco caduto da un albero, in un vialetto dei giardini pubblici. Da quella posizione inerte quanto privilegiata poteva osservare scarpe di ogni genere e passi di ogni lunghezza, cani, gatti, uccelli, tricicli e biciclette (ma solo le ruote). A volte, per movimentare un po’ lo spettacolo, poteva far piovere o addirittura nevicare, tanto da indovinare le tracce lasciate dai passanti prima della sua trasformazuone in ramo. Ma accadeva di rado, non amava la neve e difficilmente la lasciava entrare nella sua personalissima conta serale delle pecore.

Dovevo scrivere questa recensione dall’estate, ma ovviamente tra varie ed eventuali sono arrivata a Natale. Poco male, perché il libro che sto per recensire, in effetti, è un perfetto regalo di Natale e, guarda caso, si conclude proprio la notte di Natale.
Diciamo che l’ho fatto apposta, dai.

Cominciamo dal principio, ossia dalla trama:

“Beatrice, Marzia ed Elena lavorano all’Hearts, un piccolo bar tutto blu. E lavorano lì per lo stesso motivo per cui ci si innamora: non hanno nulla di meglio da fare. Beatrice ha ventinove anni, è perennemente sul punto di laurearsi con una tesi su Márquez e ama Valerio, un cardiochirurgo bellissimo e sentimentalmente inadeguato. Elena è una pubblicitaria svanita e pigra, alla ricerca di un lavoro vero, mentre Marzia vive nei preparativi del suo matrimonio. Un’alleanza che si rivelerà fondamentale nei momenti più delicati della loro vita: quando Marzia scoprirà di essere incinta; quando Elena dovrà decidere se accettare un’offerta di lavoro a New York, quando Beatrice si ritroverà ancora una volta sola.”

Lo confesso, quando ho letto: “e lavorano lì per lo stesso motivo per cui ci si innamora: non hanno nulla di meglio da fare” è stato amore, perché in effetti, se ci pensate, non c’è niente di più vero. Ci si innamora perché non si ha niente di meglio da fare: perché, razionalmente, chi desidera davvero sopportare i difetti e le fisime di un altro, soffrire e rischiare di avere il cuore spezzato, affidare la propria felicità nelle mani di un altro, salire in alto e precipitare il secondo dopo? L’amore non è quel sentimento favoloso che si dice. L’amore è pericoloso (eppure non possiamo vivere senza).

“Gli disse che l’amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera – quanto più intensa.”
Gabriel Garcia Marquez

Anche senza arrivare all’estremismo di Gabo, ci siamo capiti.

Beatrice, Marzia ed Elena sono amiche e sono il tipo di amiche che tutte vorremmo avere: amiche che non ci diranno mai “come stai bene!” se il vestito che abbiamo addosso ci sta uno schifo, per intenderci. Lavorano tutte all’Hearts, dove ogni giorno, tra un cappuccino e un caffè, devono vedersela con i loro problemi (di cuore, di testa, esistenziali, lavorativi, ecc.) e con quelli della clientela del bar (in gran parte medici e infermieri provenienti dal vicino ospedale).
Diverse ma complementari, le tre amiche affrontano la vita di tutti i giorni in un mix di ironia, romanticismo, ottimismo e sana follia.

Beatrice, malinconica e romantica, è ancora alla ricerca del “suo posto nel mondo” nonostante i 29 anni suonati. Sta per laurearsi (con una tesi su Marquez) e non sa cosa aspettarsi dal futuro, né lavorativamente  né sentimentalmente: è innamorata di Valerio, cardiochirurgo bello quanto inadeguato a portare avanti un rapporto di coppia. Beatrice rappresenta la fragilità ma anche la decisione, la razionalità e la malinconia: è sicuramente il personaggio per cui si prova più empatia in tutto il libro. Beatrice è la riflessiva del trio, vive con angoscia la sua storia/non-storia con Valerio e tende a risolvere da sé i problemi: ma si renderà conto che nessuno è nato per vivere solo e che la stessa persona può essere giusta o sbagliata a seconda della prospettiva con la quale la si guarda!

Marzia è una maniaca del controllo, rigorosa, razionale, precisa: tutto il contrario di Elena, frettola, caotica (come spesso sono i creativi). I duetti fra Marzia ed Elena (l’una l’esatto contrario dell’altra) rappresentano i momenti più divertenti dell’intero romanzo.

“Si beccavano continuamente, eppure si adoravano. Come in amore, anche in amicizia non si sceglie mai la persona giusta. Per fortuna.”

Ma anche per loro ci sono prove da superare. Marzia dovrà fare i conti con un evento inaspettato e che sfugge totalmente al suo perfezionismo e al controllo: una gravidanza, mentre Elena dovrà “mettere ordine” nella sua vita quando dovrà decidere se accettare o meno il lavoro dei suoi sogni… in un altro continente!

Senza scendere troppo nei particolari (niente spoiler, il libro dovete leggerlo!) vi dico dei buoni motivi per entrare nel mondo de “Le intolleranze elementari”:

1) Perché c’è ironia e dove c’è ironia, c’è intelligenza. Inutile prendersi troppo sul serio: la vita, con tutti i suoi alti e bassi, va presa con autoironia.
2) Perché c’è romanticismo ma anche concretezza: non troverete corteggiatori in attesa sotto la pioggia, crisi isteriche e cuoricini svolazzanti. C’è del sano romanticismo, di quello a cui tutti possono aspirare (a patto di avere abbastanza coraggio, chiaro), perché la vita non è un film, ma può lo stesso essere emozionante.
3) Perché c’è l’Amicizia e si capisce che gli amici hanno un ruolo importantissimo: ti fanno sentire al sicuro.
4) Perché Serena cita Márquez anche quando non lo cita esplicitamente, e lo fa sempre dove ce n’è bisogno e tutto questo è semplicemente meraviglioso.
5) Perché vorrete aprire anche voi un bar o lavorarci o semplicemente trovare un posto accogliente dove prendere un buon caffè e chiacchierare o aspettare occasioni e nel frattempo sentirsi parte di quel patto di mutuo soccorso che esiste dall’inizio dei tempi fra gli esseri della stessa specie.
6) Perché vorrete subito leggere un seguito (che prima o poi ci sarà, vero?)

In conclusione, “Le intolleranze elementari” ha un solo difetto: finisce troppo presto.

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