Quando ero alle elementari ci vennero a chiedere se volevamo seguire il corso per fare la prima comunione.

A quel tempo non mi sembrava una cosa strana che dei tizi mandati da un prete entrassero in una scuola pubblica (quindi laica) e ci facessero credere che era necessario per il nostro bene ricevere il “sacramento dell’Eucarestia”.

I bambini non si chiedono molte cose, sapete.
Io non mi chiedevo perché dovessimo recitare, ogni mattina, il Padre Nostro e l’Ave Maria.
Non mi chiedevo se a qualcuno potesse dar fastidio il crocifisso, anche se mi ricordo che osservare quell’omino mezzo nudo, inchiodato a una croce, con una corona di spine, grondante sangue e appeso sulla testa della maestra, dietro alla cattedra, non mi sembrava una bella cosa. Invece, la Madonna  di gesso che avevo a casa mi piaceva abbastanza, anche se l’avevo fatta cadere e le mancava un pezzo e aveva una lunga crepa lungo il collo che papà aveva sistemato con l’Attack.

Ammettetelo: non è esattamente simbolo di gioia e serenità.

A volte, però, c’erano cose che mi chiedevo in merito alla religione.
Mi chiedevo, prima di tutto, perché fossi costretta a pregare e a studiare il vangelo o a scrivere paginette di “Io Amo il Signore Dio Nostro” e non potessi fare come  i Testimoni di Geova, gli unici osservanti di una religione diversa dalla mia che conoscevo, che al momento della preghiera in aula restavano seduti e nell’ora di religione uscivano.
Mi chiedevo perché la maestra di religione se la prendesse sempre con me.
Mi chiedevo perché al catechismo la suora come compito per casa ci facesse riassumere per iscritto interi passi del vangelo di una noia mortale.

Tra l’altro le suore che ho conosciuto io, avevano tutte qualche germe di follia nella testa. Un giorno vi racconterò perché.

Mi chiedevo anche per quale principio della stronzaggine Padre Francesco ci raccomandasse di recitare sempre le nostre preghiere della sera con la spiegazione: “se per caso morite di colpo durante la notte, solo se avete recitato le preghiere andrete in paradiso”. A me del paradiso non me ne fregava una mazza, e all’inferno ci sarei andata comunque perché, sempre a detta di Padre Francesco, “correvo troppo e non stavo mai zitta”.

Le mie domande in merito alla religione erano meramente materialistiche, insomma.
Non mi facevo alcun problema “spirituale”. I bambini non se ne fanno, per fortuna. Quelli che si fanno questo genere di problemi sono, guarda caso, gli adulti. Sono loro che si domandano se il crocifisso in aula vada bene o no o se bandire l’albero di Natale, che è un simbolo pagano.

Un terribile simbolo di Satana.

Ai bambini non gliene frega niente se il presepe è cattolico e l’albero pagano, se Tu scendi dalle stelle è un canto cristiano e può offendere chi cristiano non è, non gliene frega niente se togliete o lasciate il crocifisso. Non gliene frega, finché non c’è qualcuno che fa loro venire il dubbio che dovrebbero fregarsene.
I bambini che dicevano di essere Testimoni di Geova potevano non pregare e uscire dall’aula e io pensavo che fossero molto fortunati. Magari loro, invece, avrebbero preferito essere come tutti e restare in aula e non essere additati come “i Testimoni di Geova”.
Perché essere cattolici o meno, non è una scelta che fanno i bambini, ma gli adulti. I bambini non percepiscono differenze, men che meno religiose, fino a quando qualcuno non li divide in cattolici e non cattolici. A scuola si potrebbero leggere la Bibbia e il Corano assieme e non ci sarebbero guerre di religione o si potrebbe fare la saggia scelta lasciare la religione nei luoghi di culto e leggere invece, che ne so, le fiabe italiane di Italo Calvino assieme alle Mille e una Notte e trovare tutte le innumerevoli, meravigliose differenze e le profonde, incredibili somiglianze.
Davvero… io non sapevo cosa fosse la diversità, finché qualcuno non me l’ha insegnata separando alcuni bambini da altri bambini.
Se al posto dell’ora di Religione ci fosse stata l’ora di Creatività, molti bambini cattolici non avrebbero conosciuto la “diversità” nel modo più sbagliato o non avrebbero provato invidia nei confronti dei non-cattolici, e questi ultimi non si sarebbero sentiti emarginati e non avrebbero provato il desiderio di essere “uguali agli altri”. E se invece di recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria ogni mattina, avessimo recitato, che ne so, i Principi Fondamentali della Costituzione Italiana, oggi forse ci sarebbero adulti che saprebbero condurre battaglie leggermente più utili per l’Italia.

P.S. Non sono cattolica, sono agnostica, nel senso che non ho voglia né mi sembra importante decidere se Dio c’è o non c’è. Nel dubbio, mi godo la vita e provo a essere una persona per bene, che mi sembra un principio leggermente più utile. Però amo il Natale, l’albero e il presepe e non mi sento meno in diritto di farli solo perché non credo in Dio.
L’albero lo faccio con mamma, il presepe l’ho costruito con papà nel corso degli anni: non do loro alcun significato religioso, sono semplicemente un bel ricordo legato alla mia famiglia. Perciò quando Salvini fa del presepe il simbolo dell’ennesima divisione razzista, mi viene voglia di strapparglielo dalle mani e suonarglielo forte forte su quell’inutile testa bacata, e so che, se Dio c’è, sarà d’accordo con me.

6 thoughts on “Natale, presepi, ora di religione, Salvini e altri razzismi”

  1. io ti ailoviu…sappilo!!!
    ahahahah

    condivido parola per parola
    firmato:
    uno che tira santi come se piovesse, ma che si commuove come un bimbo davanti al Presepe…perché mia mamma ne faceva uno bellissimo quando ero piccolo, e mi sembra, facendolo, di essere ancora piccolo…

  2. Penna scorrevole e piacevole, giusto equilibrio tra l’ironia e la sagacia leggere e la riflessione pe(n)sante senza essere obesa.
    A me suor Cecilia diceva sempre che, se non finivo tutto il brodo, Gesù mi cuciva la farfallina, io non avrei fatto più la pipì e sarei scoppiata come la rana che avevamo all’asilo, giù nello stagno. Di mia madre, che al tempo pagava 120 mila lire di retta, e del suo incontro con suor Cecilia si narrano cose indicibili.

    1. Grazie mille Rossana! 🙂 Prima o poi scriverò qualcosa sulla mia permanenza (due anni!) all’asilo dalle suore!
      P.S. Spero vivamente che Suor Cecilia sia stata imbavagliata, legata e rinchiusa in un posto senza finestre.

      1. Non so, Angelica. Mi basta sapere sia morta casta nella carne. Mi sembra una punizione più che sufficiente.
        Attendo di leggerti ancora, magari non per caso come ieri.

        Baci

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