Aurora l’ho amata subito: la sua oscurità e la sua forza, il suo coraggio e le sue mille debolezze, la rendono un personaggio per il quale non si può fare a meno di provare empatia.

Ho amato il primo volume, Aurora nel buio, e ho amato questo secondo volume, Osservatore oscuro.

L’oscurità c’è sempre, fa parte di Aurora, del suo mondo ma la cosa davvero importante è che fa parte di tutti noi.

Tutti abbiamo un “osservatore oscuro” e Barbara Baraldi, come capirete leggendo, lo sa benissimo.

Titolo: Osservatore Oscuro
Autore: Barbara Baraldi
Serie: Aurora, la profiler del buio, volume 2
Editore: Giunti
Copertina: Cartonato con sovraccoperta
Data di pubblicazione: 07/03/2018
Prima edizione: marzo 2018

Prima di parlarvi di Osservatore oscuro, facciamo un piccolo recap, per capire dove eravamo rimasti con Aurora nel buio.

Chi è Aurora Scalviati?

Aurora è una giovane profiler della polizia che ha subito un grave incidente sul lavoro: in un conflitto a fuoco ha perso il compagno e ha quasi perso la vita. Ne è uscita a fatica, portandosi cuciti addosso i rimorsi e la paura.

Nel primo volume Aurora appare fragile, in balia del suo bipolarismo, preda di terribili visioni, eppure, nonostante tutto, in grado di portare a una svolta le indagini sul Lupo Cattivo.

C’era un uomo, in corridoio, fermo a un passo dalla soglia. Aurora avvertì una piccola scossa elettrica alla base del capo, che si scaricò con un brivido lungo il corpo, attraverso la spina dorsale, fino alla punta dei piedi. Il volto dell’uomo era completamente in ombra, ma non le serviva una fonte di luce per riconoscerlo. Aurora sapeva già chi era.

Non vi svelo nulla neanche della prima avventura, nel caso non abbiate ancora letto il libro (fatelo!), ma ecco qui la mia entusiastica recensione, di cui c’è anche una versione video.

Aurora e il buio, di nuovo.

In Osservatore oscuro, Aurora deve nuovamente confrontarsi con il buio, soprattutto con quello che si porta dentro e la osserva, da angoli nascosti.

Non è più l’Aurora con la mente infestata da fantasmi, è una donna più forte, quella che incontriamo, una donna che sta provando a rimettere insieme i pezzi della sua vita, una donna che, ora, finalmente ha una famiglia: l’ha trovata lì dove pensava non potesse mai accadere.
Sul posto di lavoro.

Bruno, Tom, Silvia… eccola la sua famiglia. Non legami di sangue ma legami scelti, cuciti addosso dagli eventi, forse dal destino, anche se Aurora, al Destino, non crede.

La sua è una mente razionale, che segue sempre un filo logico: la sua salvezza è sempre stata questa.

Ma l’amore è irrazionale, si sa, e ha una doppia faccia: coraggio e paura, forza e debolezza. Se ami qualcuno, quel qualcuno può esserti portato via. Quel qualcuno può essere usato contro di te.

Ecco il buio col quale dovrà avere a che fare questa volta Aurora: i fantasmi del passato tornano, più spaventosi che ma i, un passato vicino – quello relativo alle indagini sul Lupo Cattivo – e uno più distante, quello che riguarda suo padre, Francesco Scalviati, e la sua morte.

Anche in questo volume, un posto di rilievo è riservato a Bruno, un personaggio che amo molto, dal passato tormentato e che in questa vicenda sarà messo a durissima prova.

Il suo rapporto con Aurora è intenso ma, allo stesso tempo, fragilissimo… i due continuano a sfiorarsi, senza riuscire, forse, a comprendersi davvero.

L’unico rifugio per Bruno era tra le braccia degli stessi demoni da cui aveva tentato di fuggire.

La scrittura di Barbara Baraldi è come sempre una mescolanza di poesia e pragmatismo, azione e visione. Adoro la maniera in cui, ancora una volta, la vicenda moderna si mescola e fonde con la tradizione passata, le leggende, i miti di terre lontane.

C’è tanto, in questo secondo volume: un filo che parte dalle leggende vichinghe, passando per le odiose rielaborazioni neonaziste dei simboli antichi (ma anche qui, Barbara Baraldi non si piega alla banalizzazione del fenomeno, lo analizza, seziona, fa importanti distinzioni, invita il lettore a guardare più profondamente nel buio).

Un filo che dall’Europa del Nord arriva fino alla punta dello stivale, in Calabria e poi risale, fermandosi nella Bassa, a Sparvara.

Perché lei non ragionava come le altre persone. Il suo pensiero la portava lontano, dove era facile perdersi. Ma a volte era solo guardando lontano che si riusciva ad avvicinarsi alla verità.

Ancora un assassino seriale, stavolta un mostro che sembra avercela personalmente con Aurora, ancora un furgone che compare nelle tranquille strade della città, una città come tante che, proprio come tante città, nasconde orrori inaspettati.

C’è ancora tanta nebbia, tanto buio in questo secondo volume, ma anche tanto amore, speranza, coraggio.

Seguire Aurora nelle sue indagini, mentre affronta se stessa e il male che la circonda, mentre si sacrifica, cade e si rialza, è un’avventura adrenalinica, un viaggio non solo nella personalità di un assassino, ma nel cuore oscuro e pulsante dell’Uomo, così complesso, così buio eppure così pieno di luce.

I fili s’intrecciano, i volti si sovrappongono… un’unica matassa. Aurora dovrà essere brava (e veloce) a trovare il bandolo, a uscirne, ad affrancare se stessa dal buio e le persone che ama, soprattutto.

Non sarà facile, anzi.

Questa volta ciò con cui Aurora si confronta non è soltanto un efferato assassino che pratica torture antiche sui corpi delle proprie vittime e si fa chiamare Valraven (come il valravn, il corvo dei morti della mitologia nordica), ma il passato della sua famiglia, la morte di suo padre, le radici stesse della sua esistenza.

Valraven è uno e centomila, è dovunque e in nessun luogo.

E su tutto, l’ombra di un nemico passato, che non vuole lasciarla andare, col quale Aurora ha instaurato un legame che difficilmente potrà essere reciso.

Ciò con cui, stavolta, Aurora si scontra, dunque, è la parte più vera e dolorosa della sua vita. Non sarà facile, ma stavolta Aurora ha una famiglia. Stavolta Aurora sa non di essere sola.

Lotterà per se stessa e anche per loro.

Aurora affronterà di nuovo il buio.

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