Oggi ospitiamo Monia Colianni classe 1980, autrice per 0111 Edizioni di due romanzi “A proposito di Dafne” e “L’amore e la psiche”: abbiamo fatto due chiacchiere con lei per conoscerla meglio!

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Ciao Monia, benvenuta su Flavoria Universe Ho letto qualcosa di te sul tuo blog (www.moniacolianni.blogspot.it) e mi ha molto divertito la maniera ironica con cui ti descrivi, quindi lo lascio fare brevemente a te: chi è Monia?

Ciao a tutti, e grazie mille per l’invito. Che dire… Monia Colianni, pieno delirio e risultato della generazione ’80, quella fatta dei cartoni animati con le bacchette magiche, del giocare “a signora”, e del “se fuori le prendi poi a casa ti do il resto”. In sostanza, oggi ho i capelli di colori riconosciuti ufficialmente come anormali, immagino e invento storie, e so difendermi. Non mi precludo niente, ma neanche mi prescrivo cosa fare e a quale età. La mia strada non ha cartelli da seguire, e se ce li ha, me li immagino come quelli sconclusionati di Alice nel paese delle meraviglie.

Per 0111 Edizioni hai scritto “A proposito di Dafne” e “L’amore e la psiche”. Parlaci della genesi di questi due romanzi: cose in comune e differenze.

Sono due opere autoconclusive ma che raccontano l’evoluzione della stessa storia d’amore. Nel primo – “A proposito di Dafne”- si entra pian piano nella vita della protagonista, giovane pittrice sfacciata quanto fragile, seducente quanto riservata. Dafne incappa nell’uomo dei sogni che si trasforma presto nell’uomo di cui aver paura. Un percorso di violenza psicologica e fisica, un vero amore malato, che verso la conclusione e in tutto il secondo libro – “L’amore e la psiche” – cerca riscatto, insieme a un protagonista maschile che cerca soluzione nella presa di coscienza e nella cura dei suoi disturbi. I due romanzi nascono dalla voglia di raccontare un amore d’altri tempi che può superare ogni ostacolo, ma immerso in una serie di problemi che sono il cancro della società moderna. Il messaggio è positivo, e vuole offrire speranza. Non è il solito compiacimento femminista della donna vittima, ma la reale possibilità che un amore malato possa essere curato, se la donna ne interrompe i meccanismi insani, e il carnefice entra nell’ottica della giusta cura.

Come ti è “saltato in testa” di metterti a scrivere?

FOTO COPERTINANon lo ricordo. Perché è una di quelle cose che ho sempre fatto, come mangiare, parlare. Posso dirti come mi è saltato in testa di divulgare. Dopo un primo corso di scrittura, fatto nel 2011, ho scoperto che il parere degli altri, negativo o positivo che sia, fa paura ma è accattivante. Qualcuno che parla, critica, discute, si commuove o s’incazza davanti a qualcosa che hai creato. A un certo punto ho avuto il bisogno di capire se queste cose erano possibili con un romanzo che giaceva nel mio pc. E cosa si provava a mettersi in gioco davvero. E ne sono nate molte cose, tra cui dell’elenco fatto prima. Meraviglioso.

Quali sono i tuoi artisti (non soltanto scrittori) punto di riferimento quando scrivi?

Forse deludo sempre davanti a domande del genere… ma non ho riferimenti quando scrivo. Ho i miei lettori, poeti, filosofi e cantanti preferiti, indubbio. Ma quando ascolto o leggo qualcuno, mi immergo talmente tanto nei contenuti e nelle sensazioni, che non ne analizzo tecniche, stili tanto da poterne fare riferimento quando compongo a mia volta (sia narrativa che musica). Vado a istinto, anche nella stesura del romanzi. Nonostante ciò non ho mai fermato gli studi, per migliorare e prendere qua e là ciò che mi serve, ma senza indottrinarmi troppo. Seguire rigidamente riferimenti o teorie può farci scadere nell’imitazione e nel prodotto di massa. Io evito.

Quanto ci metti di autobiografico in quello che crei?

Penso di essermi frammentata in tutti i miei personaggi, come se avessi diviso il mio essere, le mie paure e i miei desideri, nascondendoli in ognuno di loro. Non è facile essere una voce narrante che non mette nulla di proprio in ciò che racconta. E forse, non lo voglio.

Ebook o libri cartacei: la questione è sempre aperta. Tu da che parte ti schieri?

COPLeggo solo cartacei. Dopo la lettura, per me inizia la collezione. Non riesco ancora a non avere un libro fra le mani che poi resti concretamente nell’ambiente che mi circonda, fra le mie cose. Ma non sono “contro” l’Ebook, perché rispetto la scelta di chi, per motivi economici o pratici, decide di leggere in quel formato. Quindi da autrice sono contenta che il mio editore metta a disposizione i miei romanzi in entrambi i formati. Unica nota dolente… il formato elettronico permette a troppa gente di buttar fuori libri, molti scritti ai limiti del dilettantesco. Quando c’era solo il cartaceo auto prodursi era troppo dispendioso, quindi bisognava passare per forza da case editrici ed editor, che fanno selezione. Ecco, forse oggi c’è in giro troppa roba, visto che creare un Ebook è molto più semplice e non passa da alcuna selezione obbligata. Arrivano al lettore con prezzi allettanti (i famosi 99 centesimi di Amazon) e a volte deludono enormemente, col rischio che i lettori non leggano più esordienti. E chi ha del potenziale vero, fa il triplo della fatica a farsi notare nell’oceano di libri e nickname esistenti. Qualcuno oggi parla di società liquida. Di questo passo, io aggiungerei pure letteratura evaporata.

In quali progetti sei impegnata in questo periodo?

Sono impegnata a promuovere il mio ultimo libro con eventi sul territorio, ma sto anche scrivendo moltissimo. Oltre a nuove idee che metto insieme a tempo perso, sto cercando di inserirmi in contesti e progetti che mi aiutino a farmi conoscere meglio, come editoriali per blog, collaborazioni con siti ben avviati, riviste. E devo dire che qualcosa si sta muovendo in diversi ambiti. Scrivere su commissione è più difficile, ma davvero invitante. Mi piacerebbe inserirmi nel mondo della scrittura in modo più assiduo, non solo come autrice di romanzi.

Saluta i lettori con la tua citazione preferita (presa da uno dei tuoi libri, possibilmente!)

Il mio secondo romanzo inizia con un discorso, per certi versi hegeliano, sulle anime. L’anima non asseconda mai la ragione, e i corpi sono solo lo strumento attraverso cui l’anima fa ciò che desidera, prima o poi. In sostanza, vi saluto dicendo di fare sempre quello che “volete fare”, assecondando ciò che davvero vi dice la vostra essenza, perché ai “dovete fare”, ci hanno già pensato a sufficienza maestri, preti e catechisti quando eravamo piccoli.
Love. Imagination. Insanity. Per tutti.

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