Sto leggendo “Pappagalli verdi” di Gino Strada (Universale Economica Feltrinelli) e sono arrivata al punto in cui il titolo del libro è spiegato.

I pappagalli verdi sono mine anti-uomo. Hanno le ali, volteggiano in aria come uccellini, hanno una forma carina e non esplodono subito, funzionano per accumulo progressivo di pressione, vanno maneggiate per un po’, poi detonano all’improvviso.

In realtà non sono proprio mine anti-uomo, sono mine anti-bambino, perché sono loro a essere il target. Più bambini mutilati, meno adulti soldati è il principio.

Forse è stato questo il momento in cui l’Umanità ha definitivamente perso, quando ha concepito mine-giocattolo. Ma, in realtà, aveva già perso ideando i campi di sterminio. L’Umanità ha perso, recentemente, a Bucha dove i Russi in ritirata hanno piazzato bombe sui cadaveri, così che la gente possa scegliere tra saltare in aria nel tentativo di seppellire i propri cari o vederli marcire in strada.

Il vero problema è che l’Umanità non ha ancora definitivamente perso, altrimenti si potrebbe iniziare a ricostruire.

C’è sempre un’altra sconfitta da incassare: un paese che si rifiuta di accogliere persone che stanno morendo in mare, una bomba che viene nascosta in un pupazzo lasciato per strada, un ragazzino che decide di uccidersi perché ha perso la vista per colpa di una mina.

Se non avete paura di prendere a schiaffi la vostra coscienza, leggetelo.
Ho iniziato anche il Sosia di Dostoevskij, il concetto è che il maggior pericolo per noi stessi è dentro di noi. Si può applicare al genere umano.

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