Esistono delle regole per scrivere un buon libro? La risposta è sì. Ci sono delle regole, anche se le regole non sono tutto. In questo post, però, riporto le 8 regole di grandi autori i cui libri mi hanno ispirato, aiutato, sostenuto e che ritengo davvero un aiuto prezioso per scrivere un buon libro.

Ho già scritto altro sul tema scrittura creativa, se ti va puoi leggere anche gli altri miei articoli:

Come scrivere la recensione di un libro
Come diventare scrittori: i consigli di 3 grandi autori

Premessa: senza ispirazione, non c’è storia. C’è poco da fare. Una storia scritta come se stessi andando a lavorare in banca diventa noiosa, perché sei il primo ad annoiarti, mentre la scrivi.

Per quanto mi riguarda, le storie di cui sono più soddisfatta (per esempio la serie Armonia di Pietragrigia, la serie romantica Dafne & l’Amore, la nuova serie middle grande Judi Ghost o, ancora, La Clessidra d’Oro) sono frutto di passione e ispirazione, quelle che invece non mi convincono per nulla (e che per questo non sono state pubblicate e mai lo saranno) sono frutto di tentativi – poco riusciti – di imitare i miei autori preferiti o di incanalarmi nel genere in voga in quel momento.

scrivere un buon libro

Regola 1: Divertiti!

«È una questione di febbri e passioni»
Ray Bradbury, “La gioia di scrivere” (1973) 

«Se non c’è gioia, è tutto inutile.»
Stephen King, On Writing (2015)

Divertirsi vuol dire amare profondamente il proprio lavoro, che non è tutto rose e fiori. Scrivere un libro sottopone il corpo e la mente dell’autore a stress continuo, anche perché dubito che la maggior parte di voi di mestiere faccia solo lo scrittore. Abbiamo tutti un lavoro a tempo pieno (si spera), una casa da mandare avanti, relazioni e via dicendo. Lo scrittore, nonostante questo, si diverte lo stesso.

Ray Bradbury parla di “febbri e passioni”, per me la sensazione viscerale che ti regala una storia in cui credi davvero è un incrocio tra la fame e l’innamoramento. Ti prende allo stomaco e, se ti va bene, continua così per tutta la stesura. Non accade sempre, certo, ma se riuscite a sentire questa “fame” (o febbre o passione) per la vostra storia in maniera abbastanza continuativa, allora forse state davvero scrivendo un buon libro.

Misura sempre il tuo entusiasmo: senza, finiresti per scrivere banalità o cose molto, molto noiose.

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Regola 2: Prendi la scrittura sul serio

«È scrivere, porca miseria, non lavare la macchina o mettersi l’eyeliner»
Stephen King, On Writing (2015)

Scrivere è un lavoro serio, va fatto con serietà. Sembra superfluo dirlo, ma l’idea di scrivere – sul serio – solo nei ritagli di tempo e per hobby è quanto di più lontano esista dall’idea di un vero scrittore. Lo so, non ci si può permettere di scrivere tutto il giorno e tutti i giorni, altrimenti vivremmo sotto un ponte, non è la quantità di tempo che dedichiamo alla scrittura che conta (o meglio, non solo) ma la serietà con cui ci accostiamo al foglio bianco. Come dice il Re, non si tratta di lavare un’automobile o mettere l’eyeliner: è scrivere e devi farlo seriamente, quindi mettendoci lo stesso impegno che metti nell’andare tutti i giorni al lavoro.

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Regola 3:  Scrivi tutti i giorni

«Se non scriveste tutti i giorni, i veleni si accumulerebbero»
Ray Bradbury, Lo Zen nell’arte di scrivere

Scrivere bene è anche frutto di esercizio quotidiano, come per tutte le cose. Per esperienza personale: più scrivo, più mi rendo conto di ottenere risultati migliori. Basta anche una sola frase, mantiene attivo il contatto con il mio mondo. Inoltre, più scrivo più mi abituo a farlo e dopo tutto mi riesce più semplice.

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Regola 4: Trova la tua postazione ideale

«Se ha intenzione di scrivere romanzi, una donna deve possedere denaro e una stanza tutta per sé.»
Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé

Questa citazione di Virginia Woolf riguarda in particolare le donne, ma credo sia valida per tutti. Per le donne era particolarmente vero, perché da sempre erano state condannate a servirsi dei soldi di padri o mariti per vivere, soldi che non permettevano loro di “trastullarsi” in sciocchezze come la scrittura. Se, però,  guardiamo la questione in una prospettiva più generale ci accorgeremo che una stanza tutta per sé serve a chiunque voglia creare, agli scrittori, in particolar modo.

Lo dice anche Stephen King nel suo On Writing: bisogna trovare la propria postazione ideale, isolata da tutti, e avere il coraggio di chiudere a chiave la porta e non far entrare nessuno. Neanche gli affetti più cari. È così che si scrive, sì.

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Regola 5: Costruisci la tua cassetta degli attrezzi

«Per scrivere la meglio delle vostre capacità, vi è indispensabile costruire la vostra cassetta e poi farvi abbastanza muscoli da riuscire a sollevarla.»
Stephen King, On Writing

Quali sono gli attrezzi da portare sempre con te quando intendi iniziare a scrivere una storia? Il primo, secondo il Re, è il vocabolario, cioè il tuo lessico. Può essere sconfinato e ricco o più semplice e sobrio, l’importante è che ti rappresenti. Tentare di scrivere usando paroloni solo per sembrare colti è il modo più semplice per scrivere – emh – schifezze.

«Sarebbe come vestire da sera il cagnetto di casa»
Stephen King, On Writing

Il secondo attrezzo è la grammatica: nessuna storia, per quanto magnifica e geniale, potrà mai essere raccontata facendo errori di grammatica. La faresti a pezzi. Ti renderesti ridicolo. Come si impara a non fare errori? Leggendo tanto.

Il terzo attrezzo è lo stile: acquisire elementi di stile è fondamentale per tutti gli aspiranti scrittori. Che vuol dire? Vuol dire che dovresti essere in grado di padroneggiare la punteggiatura, costruire paragrafi leggibili, e via discorrendo. Non mi dilungherò su questo, perché ne scriverò approfonditamente più avanti, però posso consigliarti un libro che King, ad esempio, giudica essenziale per tutti colori i quali vogliono diventare scrittori: Elementi di stile nella scrittura di William Strunk Jr. Io l’ho trovato illuminante.

Regola 6: Il lettore ideale

«Battezzate Lettore Ideale la persona per cui scrivete»
Stephen King, On Writing (2015)

Questa è una cosa che già facevo, inconsciamente: la mia Lettrice Ideale è mia sorella. Quando penso a una storia, a come costruire una scena, a cosa far dire ai miei personaggi, è a lei come lettrice che penso. È la prima persona ad aver subito le mie prime “prove” di scrittura, è una lettrice vorace, disincantata, razionalissima e con gusti molto simili ai miei. È praticamente perfetta, soprattutto quando mi fa notare difetti nelle mie storie che, da sola, non potrei mai scorgere!

Quello che dice King è più o meno questo: pensate al vostro lettore ideale, se ce lo avete intorno meglio ancora (un familiare, un amico, marito, moglie, fidanzato/a, ecc.) perché così potrete testare anche il risultato dei vostri sforzi.

Perché è così importante avere un Lettore Ideale? Perché ti permette di uscire da te stesso, dal tuo mondo, scongiura il pericolo dell’autoreferenzialità. Non c’è niente di più noioso di una storia scritta solo per se stessi. Pensare di scrivere per comunicare i propri sentimenti è un errore grossolano, come spiega benissimo Renato di Lorenzo:

«Chi scrive lo fa perché la parola scritti susciti nel lettore i suoi sentimenti, quelli del lettore.»
Renato Di Lorenzo, Smettetela di piangervi addosso: scrivete un best seller  (2006)

Se non sei in grado di far emozionare il lettore (cioè fargli provare i suoi sentimenti, non i tuoi!) la tua non è una buona storia. Ecco perché è fondamentale avere un Lettore Ideale, sapere a chi stai parlando: così non rischierai di parlare soltanto a te stesso.

Regola 7: Leggi tanto

«Se non hai tempo per leggere, non hai il tempo per scrivere.»
Stephen King

Questo è un consiglio che danno proprio tutti, sembrerebbe superfluo dirlo, ma per migliorare la scrittura non c’è nulla di meglio che leggere, leggere tanto. Aiuta a migliore il lessico, a strutturare una storia, si imparano le tecniche dello storytelling “sul campo”.

Regola 8: Scrivere è riscrivere

«Arrivo a sottoporre un racconto persino a quindici revisioni. A ogni revisione il racconto cambia. Ma non c’è nulla di automatico; si tratta piuttosto di un processo. Scrivere è un processo di rivelazione.»
Raymond Carver

Può sembrare strano, ma la parte del processo di scrittura che io preferisco è la revisione. Mi piace perfino di più che scrivere per la prima volta una storia: quando scrivo per la prima volta, so che il testo non è ancora al massimo, per quanto mi riguarda. Diciamo che ho preso un blocco di legno e ho dato sommariamente una forma al mio progetto. Quando riscrivo, invece, mi concedo il lusso di dedicarmi ai dettagli: vado di cesello, insomma, per dare un’espressione alla mia statua. Ed ecco allora che escono fuori occhi, sorrisi, le venature delle mani, il panneggio degli abiti… è un processo lento e difficile, certo, ma essenziale.

Internet ha concesso a moltissime persone di realizzare il sogno di veder pubblicato un libro, me per prima. Ma dietro questa possibilità così democratica si nascondono tantissime insidie. Online, infatti, c’è un’infinità di romanzi non editati, pieni di grossolani errori… insomma, di libri brutti. Uno scrittore dovrebbe, come prima cosa, essere onesto con se stesso e coi propri lettori: riscrivere è fondamentale e serve proprio a questo!

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