Ursula K. Le Guin si è spenta a 88 anni il 22 gennaio scorso, lo ha annunciato suo figlio: la regina del fantasy e della fantascienza, cinque volte premio Hugo e sei volte premio Nebula, alla quale nel 2014 era stato attribuito il prestigioso premio alla carriera al National Book Award, era da tempo malata. In occasione del premio Nation Book Award alla carriera, Ursula Le Guin pronunciò un discorso che mi colpì moltissimo, per l’estrema lucidità di quanto affermato, come se la scrittrice fosse stata in grado di vedere oltre le nebbie del futuro. Mi piace, allora, ricordarla così, con quel discorso duro ma così vero, pronunciato dopo aver ritirato (dalle magiche mani di Neil Gaiman) uno dei più importanti premi della sua carriera.

Nel discorso dell’allora 85enne Ursula, ci sono molte cose su cui riflettere ed è rivolto principalmente a tutti quegli autori che alla prima pubblicazione pensano di essere già arrivati, che scrivono per vendere, non per dire qualcosa, agli store (online e non) che trattano i libri come fossero etti di prosciutto da piazzare, agli editori che si preoccupano più delle vendite che delle idee e della qualità.

Ecco la traduzione del discorso integrale (la fonte è Fantascienza.com)

A chi mi ha dato questo bellissimo premio, grazie. Dal cuore. Alla mia famiglia, ai miei agenti, ai miei editor dico: sappiate che se sono qui è anche merito vostro, e questo premio è tanto vostro quanto mio. E mi piace l’idea di accettarlo e condividerlo con tutti quegli scrittori che sono stati esclusi dalla letteratura così a lungo, i miei colleghi autori di fantasy e fantascienza, scrittori dell’immaginazione, che per cinquant’anni hanno visto questi bei premi andare ai cosiddetti “realisti”.

Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall’ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande.

Oggi abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra la produzione di una merce e la pratica dell’arte. Sviluppare materiale scritto per venire incontro a strategie di vendita con lo scopo di massimizzare il profitto di una società e la resa pubblicitaria non è la stessa cosa rispetto a scrivere e pubblicare libri in modo responsabile.

Io vedo il reparto vendita prendere il controllo su quello editoriale. Vedo i miei stessi editori, stupidamente nel panico dell’ignoranza e dell’ingordigia, chiedere alle biblioteche pubbliche sei o sette volte il prezzo praticato ai clienti normali per un ebook. Abbiamo appena visto un profittatore cercare di punire un editore per la sua disobbedienza, e gli scrittori minacciati da una fatwa corporativa. E vedo molti di noi, coloro che producono, che scrivono i libri e fanno i libri, accettare tutto questo. Lasciando che i profittatori commerciali ci vendano come deodoranti, e ci dicano cosa pubblicare e cosa scrivere.

I libri non sono merce. Gli scopi del mercato sono spesso in conflitto con gli scopi dell’arte. Viviamo nel capitalismo, e il suo potere sembra assoluto… ma attenzione, lo sembrava anche il diritto divino dei re. Gli esseri umani possono resistere e sfidare ogni potere umano. La resistenza spesso comincia con l’arte, e ancora più spesso con la nostra arte, l’arte delle parole.

Ho avuto una lunga carriera come scrittrice, una buona carriera e con una buona compagnia. Ora, alla fine di questa carriera, non voglio vedere la letteratura americana essere svenduta. Noi che viviamo di scrittura e di editoria vogliamo e dobbiamo chiedere la nostra parte della torta. Ma il nome di questo riconoscimento non è profitto. È libertà.

Ursula Kroeber Le Guin nacque a Berkeley, il 21 ottobre 1929, da un antropologo e una scrittrice, cosa che influenzò moltissimo la sua produzione. Studiò letteratura francese e del Rinascimento italiano e, trasferitasi a Parigi, incontrò il suo futuro marito, di cui assunse il cognome (Le Guin). Ha vinto cinque premi Hugo e sei premi Nebula – i massimi riconoscimenti della letteratura fantastica – ed è considerata una delle principali autrici di fantascienza. La profondità e attualità dei suoi temi, che spaziano dal femminismo all’utopia e al pacifismo, hanno reso i suoi romanzi noti e apprezzati ben oltre il tradizionale circolo di lettori di genere. Tra le sue opere si ricordano in particolare La mano sinistra delle tenebre (1969) e I reietti dell’altro pianeta (1974).

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