Ecco gli incipit dei romanzi “natalizi” a cui sono più affezionata. E non perché parlino del Natale, ma perchè me lo ricordano terribilmente… mi ricordano una bambina che adorava starsene al caldo sotto le coperte a leggere storie fantastiche.

(Ok, si vede che sono un po’ incasinata ultimamente? Questo è un #Lunedincipit e avrei dovuto pubblicarlo ieri, ma sono in ritardo sulla tabella di marcia di 24 ore, quindi ve lo beccate oggi!)

Piccole donne (L. M. Alcott)

“Natale non sarà Natale senza regali”, borbottò Jo, stesa sul tappeto.
“Che cosa tremenda esser poveri!”, sospirò Meg, lanciando un’occhiata al suo vecchio vestito.
“Non è giusto, secondo me, che certe ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre nulla”, aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso con aria offesa.
“Abbiamo papà e mamma, e abbiamo noi stesse”, disse Beth, col tono di chi s’accontenta, dal suo cantuccio.
I quattro giovani visi, illuminati dalla vampa del caminetto, s’accesero alle consolanti parole, ma tornarono a oscurarsi quando Jo aggiunse tristemente: “Papà non l’abbiamo e non l’avremo per un bel pezzo”. Non disse “forse mai più”, ma ognuna, in cuor suo, lo pensò, andando con la mente al padre lontano sui campi di battaglia.”

Sì, a pensarci bene questo romanzo è un po’ deprimente, ma è talmente natalizio che non si può fare a meno di leggerlo (o rileggerlo) sotto l’albero! Perché siamo state tutte “piccole donne” (e forse lo siamo ancora!)

Il romanzo racconta la storia delle quattro sorelle March, che rispecchiano quelle della stessa famiglia Alcott. Il signor March è andato in guerra, lasciando le figlie e la moglie tutte sole. Le quattro sorelle March si chiamano: Jo (Josephine), Meg (Margaret), Beth (Elizabeth) ed Amy (Amanda). Le ragazze, pur essendo povere e con i problemi tipici dell’adolescenza, crescono e diventano delle bravissime ragazze responsabili e pronte a difendersi da qualsiasi vicissitudine che potrebbe accadere loro in qualsiasi momento, con l’aiuto della madre e del carissimo e ricco vicino di casa Theodore Laurence, soprannominato Laurie.

Canto di Natale (C. Dickens)

Marley era morto. Tanto per cominciare. Su questo non c’è alcun dubbio. Il certificato delle esequie era stato firmato dal pastore, dal segretario della parrocchia, dal becchino e da un parente. L’aveva firmato Scrooge. E in Borsa il nome Scrooge godeva gran credito, qualsiasi cosa decidesse di fare.
Il vecchi Marley era morto come un chiodo piantato in una porta.
Attenzione! Non intendo dire di sapere, per conoscenza personale, che cosa mai ci sia di particolarmente morto in un chiodo piantato in una porta. Per quanto mi riguarda, sarei stato propenso a credere che sia un chiodo piantato in una bara l’articolo di ferramenta più morto sul mercato. Ma la saggezza dei nostri antenati sta nella similitudine e le mie mani profane non debbono turbarla, o sarebbe la rovina del paese. Mi permetterete, dunque, di ripetere con enfasi che Merley era morto come un chiodo piantato in una porta.

Anche questo non è proprio felice, ma c’è un bellissimo finale pieno di speranza e di amore e, naturalmente, di spirito natalizio!

Il protagonista Ebenezer Scrooge è un ricco, avaro ed egoista vecchio finanziere della Londra del 1843, che non spende nulla nemmeno per sé e per il quale il Natale è una perdita di tempo. Talmente infastidito dalle festività, costringe il suo umile impiegato Bob Cratchit, al quale dà uno stipendio da fame, a presentarsi al lavoro anche il giorno della Vigilia di Natale. La sera della vigilia di Natale, mentre sta rincasando, gli sembra di intravedere tra la neve, specchiato nel picchiotto del suo portone, il volto del defunto socio in affari Jacob Marley, morto sette vigilie di Natale prima, visione che lo turba profondamente. Rinchiusosi in casa, comincia a percepire dei rumori strani: a questo punto si apre una porta e compare il fantasma di Marley, giunto per ammonire Scrooge: se andrà avanti così, morirà solo e disperato. Marley annuncia la visita imminente di tre spiriti: uno che incarna il Natale passato, un altro quello presente, l’ultimo il Natale futuro.

L’isola del tesoro (R. L. Stevenson)

Il signor Trelawney, il dottor Livesey e gli altri gentiluomini mi hanno chiesto di mettere per iscritto tutti i dettagli riguardanti l’Isola del Tesoro, dal primo all’ultimo, senza omettere nulla salvo la posizione dell’isola, e questo solo perché una parte del tesoro non è stata ancora portata alla luce. Perciò nell’anno di grazia 17… prendo in mano la penna e torno al tempo in cui mio padre gestiva la locanda dell'”Ammiraglio Benbow” e al giorno in cui il vecchio uomo di mare, abbronzato e sfregiato da una sciabolata, prese per la prima volta alloggio sotto il nostro tetto.

Uno dei miei romanzi preferiti, continuo a consigliarlo a chiunque, perché non sarà mai veramente Natale per voi se non sarete almeno una volta partiti alla ricerca del tesoro!

Il protagonista, nonché voce narrante del romanzo, Jim Hawkins, è un ragazzo di 14 anni che vive con la famiglia nella locanda “Ammiraglio Benbow”, affacciata sul mare in un villaggio nei pressi di Bristol. La storia narra le avventure seguite al ritrovamento di una vecchia mappa del tesoro da parte di Jim, nel baule del vecchio marinaio di nome Billy, ospite alla locanda gestita dai suoi genitori.

Harry Potter e la Pietra filosofale (J. K. Rowling)

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.

La mia saga preferita. Niente è paragonabile a Harry Potter: se cercate la magia del Natale è qui che la troverete.

Harry Potter è una serie di romanzi fantasy suddivisa in 7 volumi, ideata dalla scrittrice J. K. Rowling all’inizio degli anni novanta e concretizzata tra il 1997 e il 2007. L’opera, ambientata nell’Inghilterra degli anni novanta, descrive le avventure del giovane mago Harry Potter e dei suoi migliori amici, Ron Weasley ed Hermione Granger. L’ambientazione principale è la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove vengono educati i giovani maghi del Regno Unito e non solo.

Orgoglio e pregiudizio (J. Austen)

È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento legittimo appannaggio dell’una o dell’altra delle loro figlie.

Il mio romanzo preferito di sempre. Lo stile, lo humour, l’intelligenza e il romanticismo (pragmatico) di zia Jane sono unici. Non è Natale se non c’è lei e una tazza di tè caldo.

Quando un ricco scapolo, il signor Bingley, si trasferisce a Netherfield, una bella dimora in affitto nelle vicinanze, la signora Bennet freme affinché le figlie gli vengano presentate quanto prima e prega il marito di presentarsi a porgere i propri omaggi al nuovo vicino. È sua precisa intenzione, infatti, quella di combinare un matrimonio tra il signor Bingley e una delle figlie e non vuole correre il rischio di vederselo accaparrato da qualche altra vicina.

 

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