In questi giorni su Facebook si è scatenato il solito dibattito sull’opportunità, o meno, di festeggiare Halloween. Secondo i fondamentalisti religiosi, Halloween è la notte in cui il Male si scatena e dovremmo tutti stare attenti a non cadere nelle grinfie di Satana, secondo le persone normali, invece, è un’antica tradizione che si è ammantata di diversi significati (più o meno profondi) a seconda del luogo e della cultura che l’ha fatta propria. É anche vero che, ormai, le antiche tradizioni sono state sommerse dall’aspetto puramente commerciale dell’evento, ma sapete cosa vi dico? Io festeggio perché mi piace festeggiare. E no, non sacrifico neonati durante le messe nere e non prego il demonio, giuro.

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In ogni caso, Halloween (ma in generale tutte le festività pagane) ha sempre esercitato su di me un fascino incredibile, soprattutto perché non è affatto vero – o è vero solo in parte – che le sue radici vadano a collocarsi in un mondo culturalmente distante da noi. Esiste una tradizione di zucche svuotate e lunghe notti di fantasmi e streghe anche qui da noi, soprattutto nel Sud Italia, come sto per dimostrarvi con questa mini-guida ai luoghi italiani in cui Halloween è una tradizione ben radicata e antichissima!

La notte del Teschio del Morto:
Serra San Bruno – Calabria

Serra San Bruno si trova in provincia di Vibo Valentia, Calabria. La Calabria, per chi non lo sapesse, è terra di streghe (le “magare“), fantasmi e storie del terrore. Sono le storie che i miei nonni raccontavano durante le fredde sere d’inverno accanto al fuoco.

Il Ponte Di San Giacomo è un saggio di Luigi Maria Lombardi Satriani che analizza la cultura della morte nel mondo contadino, il superamento del lutto, le relazioni con i morti e la configurazione del mondo ultraterreno. In un capitolo di questo libro, s’ipotizza che “Halloween” sia nata in Italia a Serra San Bruno. L’usanza di svuotare una zucca, ricavarne tratti di un viso umano e porvi dentro una candela risalirebbe quindi alla migrazione delle popolazioni meridionali in America che avrebbero portato con loro e continuato a praticare una tradizione dal significato antropologico ben preciso, ovvero stabilire un contatto con i propri cari defunti.

Una tradizione esportata e rientrata nel Bel Paese con nuove usanze e nuovi riti. I gruppi di bambini che fanno il giro del paese con la zucca chiedendo un’offerta sarebbero la versione più antica e popolare del “dolcetto o scherzetto?”. Proprio come i loro coetanei americani, i bambini di Serra, infatti, bussano alle porte o più semplicemente fermano la gente per strada chiedendo: “Mi lu pagati lu coccalu?” (Mi pagate il teschio di morto?).

La notte dei fuochi:
Orsara di Puglia

In Puglia, a Orsara di Puglia, nella notte tra l’1 e il 2 di novembre i defunti ritornano a casa per trascorrere un po’ di tempo coi viventi, in quest’occasione è compito preciso dei parenti e amici dei morti preparare tutto affinché i defunti non perdano la strada: si collocano così, davanti alle case, covoni di rami sacchi che vengono poi accesi per illuminare il sentiero dei morti. Sulle braci dei falò viene arrostita la carne che poi si consuma in strada, assieme ai passanti, come in un grande e allegro banchetto offerto alle anime del purgatorio, cioè ai morti, appunto. Non finisce qui: l’1 novembre, nella piazza della città, si svolge una gara tradizionale di zucche decorate dette appunto “cocce priatorje” – le teste del purgatorio.

Dolcetto o scherzetto:
San Nicastro Garganico, Foggia

I bambini di San Nicandro Garganico, cittadina in provincia di Foggia, non la mandano certo a dire. L’1 novembre escono in strada e vanno di porta in porta a chiedere un’offerta: la simpatica formula “dolcetto o scherzetto” è roba da principianti, la filastrocca che i bambini di San Nicandro Garganico recitano è molto più “decisa” e suona più o meno così: “damm l’anma i mort, ca snnò t sfasc la porta” (dammi l’anima dei morti, altrimenti butto giù la porta). Mi piace molto, devo dire.

La messa dei morti:
Massafra, Taranto

Narrano gli anziani che, a Massafra, cittadina in provincia di Taranto, nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre le anime del Purgatorio (aneme du priatorie) lascino le loro tombe e, percorrendo la strada dal cimitero alla città, si avventurino in un cupo corteo fra le vie del centro storico, usando il pollice a mo’ di candela. La processione si dirige verso le chiese per celebrare la messa dei morti trascinando con sé chiunque incontrino sul loro cammino. Racconta la leggenda che un uomo, non avendo idea di tutto questo, entrò in una di quelle chiese proprio mentre si teneva la messa dei morti. Alla fine della funzione, quando il prete diede la benedizione, l’uomo s’accorse di non avere più il naso e, subito dopo, di essere circondato da defunti. A quel punto non ebbe più scampo: divenne uno di loro! Le anime del purgatorio erano oggetto di profondo rispetto, le famiglie riservavano loro un posto a tavola, finché, il giorno dell’Epifania, non facevano ritorno nelle loro tombe.

Allora? Siete ancora convinti che Halloween sia una festa “solo” americana?

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