Oggi ho finito Allontanarsi, il quarto volume dei Cazalet (che recensirò qui sul blog nel prossimi giorni) e finalmente riesco a trovare il tempo per parlarvi del secondo volume, Il tempo dell’attesa, che ha segnato il mio innamoramento. Sì, perché il primo volume, Gli anni della leggerezza, mi aveva interessato ma non conquistato del tutto, troppi personaggi, troppa carne al fuoco (ve ne parlo in questo articolo), invece con Il tempo dell’attesa ho capito perfettamente perché questa saga familiare è stata accolta con così enorme successo qui in Italia.

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Titolo: Il tempo dell’attesa (Marking time)
Autore: Elizabeth Jane Howard
Editore: Fazi
Data di uscita: aprile 2016
Prezzo cartaceo: 18.50 | ebook: 12.99
Pagine: 638
Serie: I cazalet, vol. 2

Trama: È il settembre del 1939, le calde giornate scandite da scorribande e lauti pasti in famiglia sono finite e l’ombra della guerra è sopraggiunta a addensare nubi sulle vite dei Cazalet. A Home Place, le finestre sono oscurate e il cibo inizia a scarseggiare, in lontananza si sentono gli spari e il cielo non è mai vuoto, nemmeno quando c’è il sole. Ognuno cerca di allontanare i cattivi pensieri, ma quando cala il silenzio è difficile non farsi sopraffare dalle proprie paure.
A riprendere le fila del racconto sono le tre ragazze: Louise insegue il sogno della recitazione a Londra, dove sperimenta uno stile di vita tutto nuovo, in cui le rigide regole dei Cazalet lasciano spazio al primo paio di pantaloni, alle prime esperienze amorose, a incontri interessanti ma anche a una spiacevole sorpresa. Clary sogna qualcuno di cui innamorarsi e si cimenta nella scrittura con una serie di toccanti lettere al padre partito per la guerra, fino all’arrivo di una telefonata che la lascerà sconvolta. E infine Polly, ancora in cerca della sua vocazione, risente dell’inevitabile conflitto adolescenziale con la madre e, più di tutti, soffre la reclusione domestica e teme il futuro, troppo giovane e troppo vecchia per qualsiasi cosa. Tutte e tre aspettano con ansia di poter diventare grandi e fremono per la conquista della propria libertà. Insieme a loro, fra tradimenti, segreti, nascite e lutti inaspettati, l’intera famiglia vive in un clima di sospensione mentre attende che la vita torni a essere quella di prima, in quest’indimenticabile ritratto dell’Inghilterra di quegli anni. E ormai è difficile abbandonarli, questi personaggi: con loro sorridiamo, ci emozioniamo e ci commuoviamo nel nuovo appassionante capitolo della saga dei Cazalet.

ECCEZIONALE!
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La mia recensione

tempo-tqpCome dicevo, il primo volume di Cazalet, Gli anni della leggerezza, mi ha fatto entrare nel complesso e sfaccettato universo dei Cazalet, famiglia numerosa, benestante, unita e divisa allo stesso tempo. Non ne ero uscita completamente innamorata, ma affascinata sì e non vedevo l’ora di proseguire. Quando, invece, ho finito il secondo volume mi sono ritrovata a dire a me stessa: sono innamorata dei Cazalet!

Se volete rinfrescarvi la memoria, leggete la mia recensione del primo volume, poi tornate qui per le chiacchiere sul secondo!

Avevamo lasciato la famiglia nel 1938, col discorso di Chamberlain, a una passo dalla guerra e la ritroviamo un anno dopo, nel 1939, all’indomani dell’invasione della Polonia da parte dei Tedeschi. La guerra, e ciò che comporta, è il grande tema che serpeggia fra queste pagine, la Howard non ce la mostra direttamente, non spesso insomma, ma ce la fa sentire, di riflesso, attraverso le paure e i cambiamenti che investono le persone comuni. In questo secondo volume tutte le certezze dei Cazalet sono state spazzate via dalla guerra, che è raccontata fino circa a Pearl Harbor.

La guerra cambia le abitudini e il modo di pensare della gente, costringe i bambini a crescere e gli adulti a fare i conti con la vita. Questo secondo volume mi ha conquistato molto più del primo, complice anche la scelta dell’autrice di abbandonare, in parte, la narrazione corale, per concentrarsi sui POV dei tre personaggi che amo di più: Louise, Polly e Clary, le tre cugine figlie dei tre fratelli Cazalet. Naturalmente sono sempre i Cazalet, come famiglia, i veri protagonisti, ma le vicende raccontate dagli occhi delle tre ragazze assumono contorni più umani e profondi, tali da rendere la lettura avvincente, creando quell’empatia che era mancata nel primo volume.

tempo-tqp01Le tre ragazze, alle prese coi loro sogni, la paura del futuro e l’evento traumatico della guerra, stanno crescendo: il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è raccontato in maniera magistrale dalla Howard e assolutamente realistica, con il conflitto madre/figlia che si rende protagonista del passaggio verso l’età adulta di tutte e tre le ragazze. Louise e Villy, infatti, hanno un rapporto di perenne conflitto (Louise accusa, inconsciamente, sua madre per le “attenzioni” morbose ricevute da Edward), Polly si sente trascurata da Sybil, impegnata a badare ai figli più piccoli e problematici e al marito Hugh, tornato a pezzi dalla guerra. Infine Clary, che deve fare i conti quotidianamente con la morte della madre e la presenza, poco materna, di Zoe, con la quale è in perenne competizione per le attenzioni e l’amore di Rupert.

Louise ha lasciato Home Place ed è a Londra, per provare a diventare un’attrice, il suo sogno, Polly e Clary sono rimasta a casa e hanno stretto amicizia, confidandosi i loro sogni: Polly è già bellissima, mite, delicata, sogna una casa da arredare e una direzione da prendere, Clary è intelligente, acuta, vuole diventare una scrittrice.

Louise, Polly e Clary sono l’immagine stessa dell’adolescenza: tre caratteri e tre aspetti completamente diversi, eppure identici nella forza con cui perseguono la ricerca di un posto nel mondo. Quella che cambia di più è Louise che si stacca dal “rassicurante” nido familiare e affronta esperienze nuove (il primo amore, le feste, le amicizie) che la portano a conoscere il volto più duro del mondo.

tempo-tqp02I sogni sono inevitabilmente costretti a fare i conti con la realtà, molto bello a questo proposito il rapporto con la sua nuova amica Stella, che ho adorato per il suo sarcasmo e l’intelligenza. Molto bello anche il rapporto sempre più stretto fra la timida e dolce Polly e l’acuta e decisa Clary, ora che Louise se n’è andata, le due ragazze diventano il sostegno l’una dell’altra.

Ho adorato il modo in cui la Howard è riuscita a raccontare la guerra con gli occhi di chi resta a casa e deve fare i conti con i raid aerei improvvisi, le bombe, la scarsità di cibo, quel sentimento ineluttabile di perdita che pervade ogni cosa. La scrittura della Howard è ricca e piena di immagini, riesce a far entrare il lettore nelle stanze dei Cazalet e soprattutto nei loro cuori e nelle loro teste, trovando il nodo di empatia necessario a farli amare tutti.

Cosa accade, dunque, agli altri Cazalet?

Continua a sfaldarsi l’infelice matrimonio fra Edward (alle prese con diverse storie extraconiugali, la più importante delle quali con Diana) e Villy, che inizia a vedere in un altro uomo un modo per sfuggire alla triste routine quotidiana. I due rappresentano l’analisi più dura e spietata della Howard sul matrimonio e la natura umana: il loro rapporto di apparente rispetto è uno degli elementi più tristi e sconvolgenti della filosofia dell’autrice che non sembra nutrire molta fiducia nelle persone, nei maschi in particolare.

tempo-tqp03Hugh e Sybil sono invece una coppia innamorata ma, in qualche modo, spenta: ognuno concentrato così tanto a rendere felice l’altro da rendere infelice se stesso: i due dovranno affrontare un nemico terribile e malvagio che si nasconde nel corpo di Sybil. Rupert, che è il mio preferito dei fratelli Cazalet, è il personaggio meno presente sulla scena ma più sentito: è dato per disperso in guerra, ma Clary inizia a scriverne quotidianamente nel suo diario e le storie che la bambina crea per mantenere in vita l’illusione che non sia morto sono la cosa più bella e commovente del romanzo.

Infine Rachel, che è invece il personaggio che amo di meno, continua a dover fare i conti con la sua vita e la sua storia con Sid. Devo dire che questa storia d’amore è l’unica, finora, a non avermi preso più di tanto: sarò che non mi riescono a piacere né Rachel né Sid, troppo remissive, piatte nei loro sentimenti.

Quasi tutti i personaggi si evolvono in questo secondo volume, quello forse segnato da più cambiamenti è Zoe, che da ragazza bellissima e viziata, diventa moglie di un marito disperso, donna che ha subito una violenza e madre ancora insicura. Neville e Lydia, i due “bambini”, continuano a dare vita a deliziosi siparietti comicidi, una boccata di felicità e leggerezza in una storia molto spesso segnata da tristezze e tragedie.

Insomma, se non ve ne siete già innamorati, questo secondo volume segnerà la vostra totale dedizione a una delle saghe familiari, a mio avviso, più belle e intense di sempre.

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