«I predicatori che sanno il fatto loro non parlano mai di Dio e del paradiso, o di altre cose simili. Predicano sempre contro qualcosa, per esempio l’inferno e il demonio. Sono queste le cose contro cui bisogna predicare. Servirebbe a molto poco, predicare a favore di Dio. I sermoni devono essere contro il diavolo e contro tutte le cose malvagie e ingiuste. Alla gente piace sentire questo. Vogliono sentir parlare delle cose cattive.»
La via del tabacco, E. Caldwell

De La via del tabacco, William Faulkner disse: “è quanto un uomo, qualsiasi uomo, dovrebbe chiedere alla vita di leggere. Non ha bisogno di altro”.

La povertà dei contadini degli Stati Uniti del Sud dopo la Grande Depressione del ‘29 raccontata senza alcun lirismo, anzi, mettendo l’accento sugli aspetti più comici e grotteschi dell’ignoranza e della miseria.

Il Sud de La via del tabacco, a differenza di quello romantico e arcadico in Via col vento di Margaret Mitchell, è una terra segnata dalla miseria e dall’ignoranza e i suoi miserabili abitanti sono destinati a un finale tragicomico e senza riscatto.

Il destino dei Lester della storia è segnato dall’ottusità del capofamiglia, che si ostina a coltivare cotone invece di andare a lavorare in fabbrica.

Caldwell viaggiava tantissimo e conosceva bene la sua terra e la sua gente, ne conosceva la brutalità e l’ottusità, le difficoltà e la depressione.

Non è un libro pesante, affatto. In molti punti fa perfino sorridere e la scrittura di Caldwell è immediata e veloce come quella di Steinbeck.

Abbandonando per un attimo l’ambientazione e il tempo della storia, è il racconto della tenebra che cala sui bisognosi, della crudeltà che ricopre gli ignoranti e di come gli istinti ancestrali dell’uomo, guidati dalla fame e dal desiderio di sopravvivenza, finiscano sempre col prevalere sulla morale e le intenzioni nobili.

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