Come non amare Jane Eyre e tutto ciò che trova ispirazione in uno de romanzi più belli e intesi di sempre? Eppure il romanzo di Beatrice Mariani, Una ragazza inglese, uscito per Sperling & Kupfer a marzo del 2018, non è riuscito a entusiasmarmi, anzi, mi ha lasciato una sensazione di fastidio, la stessa che si prova davanti a un’occasione persa.
Vi spiego perché.

Titolo: Una ragazza inglese
Autore: Beatrice Mariani
Serie: autoconclusivo
Genere: romantico, contemporaneo
Data di pubblicazione: marzo 2018
Pagine: 275
Prezzo: 16,90 € | 9.99 €
Link d’acquisto: cartaceo | ebook

Jane è giovane, si è diplomata a pieni voti in Inghilterra e trascorrerà l’estate come ragazza alla pari nella villa di una delle famiglie più in vista di Roma, i Rocca. Qui si prenderà cura del nipote di Edoardo Rocca, imprenditore affascinante quanto misterioso e qui, per la prima volta, scoprirà l’amore e la passione, proprio lei, che non aveva mai provato nulla di simile, così timida, innocua e banale da passare inosservata, attirerà, invece le attenzioni di Edoardo Rocca, ma non sarà facile per la giovane Jane restare integra in un mondo pieno di competizione, affari loschi e misteri. Vi suona familiare? È la trama, trasposta nei nostri tempi, di Jane Eyre, il capolavoro di Charlotte Brontë. L’idea di Beatrice Mariani è quella, infatti, di fare un omaggio a uno dei più bei romanzi sull’amore, sulle donne, sulla dignità e l’orgoglio umani, mai stati scritti. Ispirarsi a un libro di questa portata è semplice, nel senso che l’autore non deve faticare poi così tanto per tirare fuori una bella storia e bei personaggi, ma può essere anche tragicamente pericoloso, come si è rivelato nel caso di Una ragazza inglese.

Come ho detto, il romanzo racconta, trasportandola ai nostri tempi, la trama di Jane Eyre, protagonisti una nuova Jane ed Edoardo Rocca al posto di Jane Eyre e Rochester. Invece della misteriosa tenuta di Thornfield Hall, siamo a Roma, in una ricchissima ed esclusiva villa.

Cosa è andato storto? Vediamo.

Il paragone con l’originale è, purtroppo, inevitabile e sarebbe stato in ogni caso impietoso. In questo caso, però, lo è ancora di più, perché la Jane moderna non ha nulla della forza interiore e del carisma della Jane originale. Il personaggio costruito da Beatrice Mariani risulta, alla fine, privo di spessore e nel complesso meno moderno di quello cui si ispira. La sensazione che ho avuto seguendo le vicende di Jane-moderna è di un personaggio che scimmiotta quello più famoso. Se le caratteristica della Jane originale erano la forza, la dignità, il carisma, qualità che soppiantano, agli occhi del potente Mr. Rochester, bellezza, nobiltà e ricchezza (ciò che, un tempo, una donna doveva avere secondo le convenzioni sociali per essere considerata degna moglie di un gentiluomo), la Jane moderna è invece descritta come un personaggio piatto, banale, piagnucoloso, spaventato e indeciso, del tutto in balia dell’amore per il bello e ricco Edoardo Rocca. D’altra parte, lo stesso Edoardo non ha nulla della forza e della presenza scenica di Mr. Rochester: il tormento, l’orgoglio, la durezza del personaggio originario declinano, nel romanzo di Beatrice Mariani, verso uno spettro di sentimenti molto più banale: Edoardo è il rappresentate di una “Grande Bellezza” romana fatta di belle donne disinibite, cocaina, affari loschi, soldi, tanti soldi: ci sta, beninteso, ma andava descritto con più accuratezza. La descrizione che, invece, fa l’autrice dei mondi di Jane ed Edoardo è piuttosto sommaria e non aiuta a creare l’atmosfera giusta.

L’atmosfera è l’altro grande deficit del romanzo: niente tormento, niente passione, niente romanticismo. La trama di Jane Eyre è presa, epurata dai contenuti datati, trasportata ai nostri tempi e servita così, senza coinvolgimento, una sequenza precisa di avvenimenti, in cui si distinguono le scene principali del romanzo originale, svuotato però dall’atmosfera che lo ha reso immortale. I riferimenti precisi a fatti politici italiani (quando in un romanzo nomini Berlusconi, non lo so, a me crolla un po’ tutto), la parlata dialettale (l’odiosa amica burina di Jane, ad esempio), la presenza di personaggi secondari e inutili (la sorella di Edoardo, per dirne un), hanno creato una sorta di muro divisorio fra me e la storia.

Manca del tutto, poi, l’elemento “gotico” e misterioso (la moglie pazza in soffitta): l’amore fra Rochester e Jane aveva un senso anche perché figlio di una vicenda tragica come il matrimonio con una donna folle, quello di Jane ed Edoardo, invece, parte dal matrimonio di quest’ultimo con una donna che è in realtà lesbica. Cambia del tutto la prospettiva, non trovate?

In conclusione, un romanzo che ho fatto fatica a finire: ero felice all’idea di leggere un retelling in chiave moderna di uno dei miei romanzi preferiti, ma purtroppo questa lettura si è rivelata un flop.

Avete letto un retelling che vi è piaciuto molto?
Consigliatemelo nei commenti!

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